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Roma. Rifugiati maestri di umanità: il colloquio con padre Nicolás

Accoglienza, riconciliazione ed educazione: sono i tre binari su cui è corso il colloquio tra padre Adolfo Nicolás,  generale dei gesuiti, e padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, tenuto ieri, 20 novembre, nella sala della Congregazioni generali, presso la Curia generalizia. L’incontro,  intitolato “Le frontiere dell’ospitalità”, organizzato dal Centro Astalli e dal Jrs,  ha raccontato il lavoro e lo spirito del Jesuit Refugee Service, nato 34 anni fa per volere del generale Pedro Arrupe. “Noi gesuiti speravamo che il Jesuit Refugee Service non fosse necessario per tanto tempo, e invece l’emergenza dei profughi non è diminuita e anzi è diventata ancora più grave”, ha detto padre  Lombardi.

“C’è molto da imparare dai rifugiati: hanno perduto tutto eccetto la loro umanità. Noi abbiamo più cose ma forse meno umanità. E allora l’incontro con i rifugiati è allo stesso livello e possiamo imparare da loro l’umanità”, ha detto Nicolás. Il gesuita, spagnolo, che è stato a lungo in Giappone, ha parlato della paura del diverso: “Non ci sono paesi monoculturali ed è un errore credere che se siamo nella stessa cultura ci proteggiamo”. Accogliere gli immigrati, invece, permette di “ampliare i nostri orizzonti e vedere al di là dei nostri paesi, che sono molto piccoli”.  La vera sicurezza, ha continuato rispondendo alla seconda sollecitazione, “è basata sulla giustizia e sulla riconciliazione. Il termine frontiera viene da frons, volto: dobbiamo restituire un volto umano a chi ha subito violenza, perché la violenza snatura il volto di chi subisce violenza, e anche di chi la compie”. Prendendo a prestito le parole del cardinale George di Chicago, Nicolas ha spiegato il vero significato della riconciliazione: “Nel nostro tempo tutto è permesso ma nulla è perdonato. Ma Dio ci dà la grazia di perdonare l’imperdonabile”.

Quanto all terza parola chiave, –  educazione dei giovani migranti – il generale dice: “L’educazione è l’unica cosa che porteranno con loro ovunque andranno e che permetterà loro un nuovo inizio”. Un compito che il Jrs compie cercando di coinvolgere i genitori perché a volte “i genitori non vogliono entrare nella cultura in cui sono arrivati e allora i bambini non riescono ad assimilarla, perché sono schiacciati dal doppio messaggio che arriva in famiglia e dall’ esterno”. Investire in educazione è nell’interesse della stessa società: “L’ignoranza genera violenza. Coloro che hanno meno immaginazione sono i più violenti perché hanno solo i pugni”.

All’incontro è intervenuto il presidente del centro Astalli, padre Camillo Ripamonti: “Dopo un anno in cui l’Italia si è adoperata per salvare migliaia di vite umane nel Mediterraneo, l’operazione Mare Nostrum è stata interrotta”, ha detto. “L’operazione Triton che è subentrata ha un raggio di azione molto più ridotto e l’obiettivo primario di controllare le frontiere esterne dell’Unione Europea. Padre Peter Balleis, direttore del Jrs internazionale, ha ricordato che “secondo stime prudenti, il numero di migranti forzati, circa 52 milioni di persone, è tre volte superiore rispetto al 1980 ed è più alto di quello registrato negli ultimi drammatici momenti dell’ultima guerra”. Toccanti le testimonianze di un giovane siriano, Tareq Al Jabr, tra i produttori del film “Io sto con la sposa”, e di padre Mourad Abu Seif, gesuita di Aleppo: “Un’intera generazione di giovani siriani è in pericolo. Non sono né estremisti né terroristi. Sono la speranza della Siria e hanno bisogno del nostro sostegno”.

 

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