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Honduras. Ucciso attivista diritti umani di Radio Progreso

Dopo le minacce sono arrivate le pugnalate. Così è morto Carlos Mejía Orellana, 35 anni, attivista honduregno che lavorava per Eric e per Radio Progreso, organizzazioni dei gesuiti impegnate nella denuncia pubblica delle violazioni dei diritti umani, nella lotta contro l’impunità nel Paese, e nell’accompagnamento di quanti si battono per la difesa dei diritti umani. La rivista internazionale Popoli ripercorre l’intera vicenda.

Mejía è stato ucciso l’11 aprile nella sua casa, a El Progreso. Dopo il colpo di Stato del 2009, le condizioni di lavoro del personale che opera all’interno di Eric e Radio Progreso – organizzazioni molto critiche nei confronti della nuova classe dirigente – si sono andate complicando, con minacce esplicite rivolte a più di 15 persone, tra cui lo stesso Mejía. Nonostante le misure di protezione chieste dalla Commissione interamericana dei diritti umani al governo honduregno, il giovane non è mai stato messo sotto tutela.

«Questo omicidio – ha detto il gesuita Ismael Moreno, direttore di Radio Progreso, durante una conferenza stampa – è un attacco non solo contro la vita del nostro collaboratore e alla sua famiglia, ma anche al lavoro che realizziamo con la radio e con Eric (Equipo de Reflexión Investigación y Comunicación)». Le due organizzazione sono particolarmente attive nella costa atlantica del Paese, dove – in accoro con altre realtà ecclesiali e civili promuovono programmi sui diritti umani, l’accesso all’acqua, riduzione dei rischi di disastri naturali

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