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Formazione. Se l’arte provoca la spiritualità

Molti sanno che il noviziato della Compagnia di Gesù è caratterizzato dai cosiddetti “esperimenti”, che si svolgono in massima parte fuori dalla casa di formazione. Ma anche nel periodo più ordinario di vita in casa non mancano “tempi forti”, i cosiddetti corsi. Occasioni in cui viene invitato un esperto per approfondire, tramite lezioni o dinamiche attive, qualche tematica specifica, per un periodo non più lungo di una settimana. Spesso vengono chiamati gesuiti, e in questo caso i corsi diventano occasioni per i novizi di contatto col corpo vivo della Compagnia.

Il 2014 è iniziato con un corso su “Arte e spiritualità”, tenuto da padre Andrea Dall’Asta. Chi si attendeva delle lezioni di storia dell’arte è rimasto deluso, perché padre Andrea ha “provocato” i novizi in un confronto rivolto a prendere consapevolezza del significato delle immagini. Lavoro facilitato dalla varietà di provenienza e sensibilità dei novizi.

Durante la prima metà del corso si è tentato di cogliere l’evoluzione di concetti quali il corpo, le relazioni, il dolore, confrontando diverse opere prodotte lungo i secoli. Una particolare attenzione è stata riservata al frammentato e discusso mondo dell’arte contemporanea che, come dimostrano le perfomance di body art, spesso e volentieri parla il linguaggio della provocazione. Ma come sa bene chi lavora con gli adolescenti, le provocazioni non sono altro che reazioni esagerate a questioni toccanti. Ignorarle sarebbe veramente uno spreco, perché gli artisti hanno la capacità di intuire caratteristiche rilevanti del tempo che vivono. E chi in noviziato si prepara per annunciare il messaggio di Gesù oggi non può ignorare quali domande porti l’uomo contemporaneo. Che non è soddisfatto dalle risposte date ieri.

L’arte è sempre stata un luogo privilegiato per parlare di Dio e trasmettere la fede. Tra le tante, è rimasta impressa la riflessione attorno alla Vocazione di Levi del Caravaggio. Questo dipinto riprende dal Vangelo non solo il tema, ma anche la dinamica spirituale sottesa: porsi la domanda “Chi è Levi?” può portare a rispondere, dopo aver notato tante particolarità dell’opera: “Levi sono io”. Gesù infatti è contemporaneo ad ogni uomo.

Giungendo a considerare l’arte sacra prodotta oggi c’è stata l’impressione che qualcosa si sia interrotto: l’architettura e le opere nelle nostre chiese non scaldano più il cuore; spesso assumono forme che lasciano allibiti o sono riproposizioni, ormai stanche, di stereotipi del passato. L’appello che lanciò Paolo VI continua ad essere una sfida: colmare la frattura che separa l’arte dalla fede.

Come tappa conclusiva del corso, dopo aver toccato anche i temi dell’arte dei gesuiti e del cinema, padre Andrea ha invitato a realizzare delle piccole performance teatrali per provare in prima persona cosa significhi veicolare concetti in modi simbolici. È stato un lavoro curioso, che ha aperto spaccati sul modo di vivere la quotidianità in noviziato. Sono state giornate che hanno lavorato dentro ai novizi; non può essere un caso che qualche tempo dopo, tra le classiche mete delle uscite del giovedì, sia spuntato anche il museo d’arte contemporanea di Genova.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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